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Insonnia: che cos’è e come riconoscerla

    L’insonnia è un disturbo del sonno caratterizzato da una reiterata difficoltà di inizio, durata, mantenimento o qualità del sonno. Si tratta di un disturbo molto diffuso, che interessa circa il 30% della popolazione (e il 50% degli over 50). Soffrono di insonnia soprattutto le donne e gli anziani. Il disturbo è presente nonostante l’opportunità di ottenere condizioni e quantità adeguate di sonno e determina una serie di conseguenze diurne negative. Tra queste, le principali sono cattivo umore, irritabilità, difficoltà cognitive, eccessiva sonnolenza durante le ore del giorno . L’insonnia si definisce ‘primaria’ quando si presenta come forma indipendente e autonoma per eziologia e sviluppo, mentre è detta ‘secondaria’ se è conseguenza di un’altra condizione medica o psichiatrica. In soggetti affetti da disturbi dell’umore l’insonnia si delinea di frequente come difficoltà di addormentamento, risvegli frequenti durante la notte, difficoltà a prendere nuovamente sonno dopo risvegli precoci al mattino. Possiamo distinguere cinque forme di insonnia primaria:

    • Disturbo di insonnia da adattamento
    • Insonnia soggettiva
    • Insonnia da inadeguata igiene del sonno
    • Insonnia idiopatica
    • Insonnia psicofisiologica

     

    Cause dell’insonnia e fattori di rischio

    Gli eventi stressanti della quotidianità possono influire sulla qualità del sonno e in alcuni casi determinare lo stabilizzarsi di un quadro invalidante di insonnia. Questo disturbo, infatti, si può presentare come disturbo reattivo a specifiche situazioni psicosociali. Si pensi ad esempio ad un lavoro poco remunerativo o insoddisfacente, preoccupazione per la salute di un familiare, difficoltà relazionali, generale nervosismo o tensione. Sembra che, in realtà, ad influire sulla qualità del sonno non sia tanto la frequenza degli eventi di vita stressanti, quanto piuttosto la risposta del soggetto a tali accadimenti : può accadere che gli individui con insonnia continuino a presentare disturbi del sonno dopo la dissipazione dello stress acuto che inizialmente avrebbe potuto innescare il disturbo stesso. Si riscontrano differenze anche rispetto all’età: mentre le persone giovani o di mezza età hanno prevalentemente difficoltà a prendere sonno, le persone più anziane riportano con maggiore frequenza risvegli notturni, risvegli precoci al mattino ed un sonno non ristoratore. Anche le nostre abitudini quotidiane possono disturbare il sonno. È diffusa la convinzione che consumare bevante alcoliche prima di coricarsi favorisca il sonno, mentre uno studio condotto da ricercatori giapponesi ha confermato che l’alcol può provocare insonnia e privare delle sue funzioni lo stato di riposo.

    Insonnia e utilizzo di smartphones e schermi luminosi

    Un recente studio sull’utilizzo dello smartphone ha dimostrato come anche quest’ultimo possa costituirsi come un fattore di rischio ben definito. Gli schermi illuminati di smartphone e tablet emettono le cosiddette onde blu, ovvero luce a breve lunghezza d’onda che ha un forte impatto sulla sonnolenza diurna, poiché ritarda il rilascio della melatonina, rendendo così più difficile prendere sonno di notte. Quando andiamo a dormire dovremmo abituarci al buio attraverso un lento processo graduale ed è chiaro come uno schermo illuminato nella totale oscurità, che magari seguita a lampeggiare e mostrare spie luminose all’arrivo di nuovi messaggi, non può che influenzare questo ingresso nel sonno in maniera brusca e forzata. Così facendo, lo schermo luminoso va a danneggiare i nostri ritmi circadiani, influenzando così la successiva fase REM (Rapid Eye Movement), fase del sonno fondamentale per l’apprendimento e la memoria: se andiamo a dormire più tardi del solito, ma continuiamo a svegliarci alla stessa ora, la nostra fase REM ne risulta fortemente accorciata e non dobbiamo dunque stupirci se le nostre capacità mnestiche e cognitive il giorno dopo non siano adeguate!

    Disturbi psicologici associati all’insonnia

    Accanto allo stress, all’età e alle cattive abitudini, diversi disturbi psicologici e fisici possono associarsi alla presenza di insonnia.Alcune forme di disagio psicologico possono comportare un’insonnia secondaria. In quadri clinici depressivi si osserva di frequente una difficoltà di addormentamento, risvegli notturni e difficoltà a riaddormentarsi dopo risvegli precoci al mattino, mentre nei disturbi d’ansia è comune una difficoltà a riposare in modo continuativo, anche se non si riscontrano particolari problemi a prendere sonno.  Il legame tra insonnia e disturbi dell’umore evidenzia la necessità di un intervento: prevenire o curare tempestivamente i disturbi del sonno potrebbe costituire un elemento importante all’interno di un progetto più ampio di prevenzione del suicidio e dei disturbi dell’umore, con un’attenzione particolare ai più giovani.

    Le conseguenze dell’insonnia

    L’insonnia fa male alla salute e ha conseguenze negative sulla qualità della vita. Le persone che dormono in media meno di sette ore hanno probabilità più alte di avere valori della pressione sanguina superiori alla norma. Secondo i ricercatori, infatti, riposare almeno sette ore inciderebbe sulla capacità dell’organismo di rispondere alle sollecitazione degli ormoni dello stress durante la giornata, avendo poi una ricaduta importante sulla regolazione della pressione sanguigna. Chi dorme poco e male, inoltre, presenta eccessiva sonnolenza diurna e deficit di attenzione, concentrazione e memoria che influiscono negativamente sull’attività lavorativa. Ad essere colpita dalle conseguenze dell’insonnia è anche la nostra capacità di regolare le emozioni. Quante volte ci è capitato di essere intrattabili e troppo emotivi dopo una nottataccia? Probabilmente in quelle circostanze la capacità del cervello di regolare le emozioni è compromessa dalla fatica. La ricerca rivela i cambiamenti che la privazione del sonno può imporre alla nostra capacità di regolare le emozioni e di stanziare le risorse cerebrali per l’elaborazione cognitiva.

    Senza dormire, il semplice riconoscimento di quello che è un evento emotivo e quello che è un evento neutro è interrotto. Possiamo venire provocati allo stesso modo da qualunque stimolo, anche neutro, e perdere la nostra capacità di distinguere tra informazioni più o meno importanti. Questo può portare a una distorsione dei processi cognitivi e alterare la capacità di giudizio e la risposta ansiosa.

    Trattamento e cura dell’insonnia

    Il carattere invalidante che l’insonnia può assumere quando si protrae nel corso del tempo rende necessario intervenire. Una corretta igiene del sonno è indubbiamente il primo passo, ma non sempre è sufficiente, soprattutto se il disturbo si è radicato nel corso del tempo. Il trattamento dell’insonnia ha come obiettivo primario quello di migliorare la qualità e la quantità del sonno e i sintomi diurni correlati al disturbo. Inoltre, un recente studio ha dimostrato che la pratica della meditazione, potrebbe assumere un ruolo importante per prevenire e risolvere i problemi del sonno e per evitare che si presentino conseguenze nella vita di tutti i giorni.

    Insonnia: conclusioni

    L’insonnia costituisce un disturbo diffuso che da spiacevole esperienza transitoria può facilmente trasformarsi in un disagio che si protrae negli anni con conseguenze piuttosto invalidanti. I fattori di rischio sono vari: eventi di vita stressanti, modalità di elaborazione degli stessi eventi, età, abitudini di vita poco sane come consumare alcolici prima di coricarsi o utilizzare lo smartphone al buio, dopo aver spento la luce. Diverse forme di disagio psicologico o di malattie fisiche si associano a disturbi del sonno e, nel caso dei disturbi dell’umore, sembra che l’insonnia possa costituire un fattore predittivo del presentarsi dei sintomi depressivi. Quando dormiamo poco e male, la nostra vita diurna ne risente in modo sostanziale: si riducono le risorse cognitive, si allenta la nostra capacità di regolare le emozioni, la produttività nelle attività lavorative è minacciata.